Calciopoli bis, i legali della Juventus vogliono riapre il processo sportivo

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    Lo procura federale attende i nuovi
    atti, poi darà il via alle nuove indagini
    GUGLIELMO BUCCHERI
    DALL’INVIATO A NAPOLI
    Se il pallone esce dall’aula del tribunale di Napoli, la nuova svolta sulle intercettazioni ha l’immediato effetto di mettere in moto la giustizia sportiva e soprattutto la Juventus. Le tappe del pm del calcio Stefano Palazzi e dei legali del club bianconero coincideranno in una prima fase, per vivere poi in piena autonomia. Sia Juve che Figc, infatti, aspetteranno la trascrizione delle 75 o più intercettazioni inedite (dipende da quante ne vorranno inserire nel nuovo elenco le difese di Bergamo e Pairetto) per chiedere quindi al tribunale gli atti acquisiti a processo e sbobinati da un perito non di parte ma nominato dal collegio giudicante (probabilmente martedì prossimo).

    Intercettazioni in mano, comincerà allora la fase delle valutazioni. La Juve non ha alcuna intenzione di restare prigioniera dell’accusa, mai sopita, di non aver difeso fino in fondo la sua ex dirigenza, quattro anni fa. Da corso Galileo Ferraris si fa notare ancora una volta come la giustizia sportiva abbia tempi e strumenti radicalmente diversi da quelli previsti nell’ordinamento giuridico ordinario, una variabile che obbligò il club bianconero a costruire una linea difensiva davanti alle toghe del pallone solo sugli atti messi a disposizione del pm Palazzi dagli investigatori dei carabinieri. Oggi il quadro appare mutato e la Juve è quindi pronta a giocare le proprie carte. Come? I legali bianconeri hanno davanti due strade, una percorribile da subito, l’altra da seguire soltanto se lo consentiranno la rilevanza degli atti che verranno acquisiti martedì prossimo dal tribunale.

    Cominciando dalle mosse immediate, quando il perito consegnerà il suo lavoro (con molte probabilità non prima di maggio), la Juventus, salvo sorprese, si ritroverà in mano intercettazioni con al centro colloqui fra protagonisti mai entrati in Calciopoli e che avevano e hanno la titolarità di club come l’Inter. A quel punto, i legali bianconeri si rivolgeranno direttamente al presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, con un’istanza di revoca dello scudetto assegnato ai nerazzurri il 26 luglio del 2006 dal Commissario straordinario Guido Rossi. In corso Galileo Ferraris è infatti maturata la convinzione che quel titolo sia da cancellare dall’albo d’oro di un club che, a distanza di quattro anni, si ritrova coinvolto in vicende allora sconosciute e che - per promuovere un’azione di revoca - siano sufficienti le intercettazioni emerse finora, anche se non dovessero venire alla luce fatti di rilevanza tale da configurare un illecito sportivo.

    La Juve pensa all’istanza di revoca del titolo del 2006. Difficile (ma non più esclusa) appare un’azione che porti a una richiesta di riscrivere il processo sportivo. In tale direzione, i legali bianconeri si muoveranno soltanto se negli atti che verranno trascritti dal tribunale di Napoli dovessero emergere situazioni di una tale entità da rimettere in discussione anche le sentenze degli organi della giustizia sportiva del luglio di quattro anni fa. E la Figc? Nel pomeriggio di ieri il presidente federale Abete è stato relazionato sull’udienza napoletana dall’avvocato della Federcalcio, Tito Milella, presente in aula. Adesso, in piena autonomia, sarà il procuratore della Figc Palazzi a fare le sue mosse: l’indagine è aperta, gli 007 federali si metteranno al lavoro non appena in via Po arriveranno le intercettazioni trascritte dal perito del tribunale. Le nuove rivelazioni prima verranno valutate nel merito (negli uffici di Palazzi saranno interrogati i protagonisti coinvolti), poi contestualizzate perché la prescrizione incombe.
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    Calciopoli - Il figlio dell’ex capitano nerazzurro: inaccettabile falsificazione.
    «Bergamo, c’è un regalino per te»
    La difesa di Moggi produce una telefonata tra Facchetti e il designatore
    Calciopoli - Il figlio dell’ex capitano nerazzurro: inaccettabile falsificazione.

    «Bergamo, c’è un regalino per te»

    La difesa di Moggi produce una telefonata tra Facchetti e il designatore

    NAPOLI — Alla fine il colpo di scena è al contrario. Le telefonate inedite ci sono e si sapeva, i difensori di Moggi ne chiedono l’acquisizione — per ora solo di 75 ma dicono che ce ne saranno altre — e pure questo si sapeva, il tribunale è favorevole e la Procura non si oppone, ma nemmeno queste sono sorprese. La notizia semmai viene da tutt’altra parte rispetto al tribunale di Napoli dove ieri mattina si è svolta l’udienza del processo Calciopoli più affollata di sempre. La novità viene dall’apertura dell’inchiesta della Procura della Federcalcio, che chiederà al tribunale di Napoli la trasmissione dei nuovi atti e indagherà sul contenuto delle telefonate appena acquisite, in cui ci sarebbero conversazioni di dirigenti di Inter, Roma e di altre società.

    Ma è un altro il colpo di scena all’incontrario. E lo fa venir fuori un uomo che con Calciopoli non c’entra niente e vuole che nemmeno il nome di suo padre venga tirato in mezzo a questa storia: è Gianfelice Facchetti, figlio del grande Giacinto, a spegnere la luce della ribalta mediatica messa in piedi dall’entourage di Luciano Moggi. Quando viene a sapere che in tribunale l’avvocato Paolo Trofino, per dimostrare che anche l’Inter telefonava ai designatori e parlava anche di «griglie » (il tris di nomi tra i quali sorteggiare l’arbitro di ogni partita), cita una conversazione tra Facchetti e Bergamo in cui — sostiene l’avvocato — il primo dice all’altro: «Metti dentro Collina», Gianfelice detta alle agenzie una dichiarazione in cui parla di «grave, vergognosa e inaccettabile falsificazione dei fatti», e spiega che «in quella telefonata non è mio padre che pronuncia il nome di Collina ma Bergamo». Lo scopre grazie all’ormai solita diffusione delle telefonate inedite scelta da Moggi come linea difensiva fuori dal tribunale. Ma stavolta invece dei testi, ai siti di tifosi juventini nostalgici dell’ex dg sono stati mandati i file audio, ed è venuta fuori la bufala. Qualche ora dopo ne hanno diffusa un’altra in cui, stando alla trascrizione fatta dalle stesse persone che hanno attribuito a Facchetti — cambiando il senso dell’intero discorso - una parola pronunciata da Bergamo, il compianto capitano di Inter e Nazionale parla al telefono con Bergamo (è il 23 dicembre 2004) e gli dice tra l’altro: «Se tu chiami Moratti... son stato... anche ieri da lui... abbiamo parlato». Bergamo: «Io non ho più il suo numero, se tu me lo dai... infatti ricordi... ne avevamo parlato ». Facchetti: «Sì dai perché voleva... se passi di qui un giorno... ». Bergamo: «Ma dov’è è a Forte?». Facchetti: «In ufficio, no no a Milano se ti capita di venire giù perché aveva là un regalino da darti». Bergamo: «Volevo sentirlo anche così anzi avevo piacere anche di incontrarlo, di incontrarvi, insomma per fare così qualche riflessione insieme».

    Da questa strategia mediatica si è sempre dissociato l’avvocato Trofino che ieri in aula ha citato l’intercettazione tra Facchetti e Bergamo per sostenere che anche altri dirigenti parlavano con i designatori: «Se Facchetti e Bergamo parlavano di griglie senza commettere, cosa di cui io sono convinto, alcun illecito — dice —, lo stesso discorso dovrebbe valere per Moggi».

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    ancora di attualità.........
     
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